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Zoologia letteraria

Conoscevamo, nella letteratura ebraico-italiana del Novecento, lo stretto legame con il mondo degli animali. Vi sono stati poeti, ad esempio Saba, che di questa arca ci hanno lasciato una immagine toccante (“i sereni animali che avvicinano a Dio”). Grazie ai primi studi di Magris, conoscevamo una parte dell’altra metà del mondo animale, quella delle paure, penso per esempio alla paura del cane, la cinofobia, tema circolante nella mistica medievale. Sempre a Trieste a questa forma di vera nevrosi ha dedicato pagine inquietanti Giorgio Voghera, letteralmente terrorizzato ogni volta che un cane gli sbarrava la strada. Luca De Angelis, uno studioso molto serio, che non è nuovo a indagini su temi apparentemente marginali, pubblica ora una monografia, di quelle che turbano un po’ il sonno, ma apre orizzonti nuovi (Cani, topi e scarafaggi. Metamorfosi ebraiche nella zoologia letteraria, Marietti).
De Angelis viene da studi triestini, ha scritto dell’ebraismo di Svevo e ha curato il Diario di Elio Schmitz per Sellerio, una edizione molto curata. Le metamorfosi di cui parla in questo libro provengono dal mondo centro-europeo: partono dal Principe Israele che nelle “Melodie ebraiche” di Heine a causa di un sortilegio viene trasformato in cane (e vien da pensare a quella novella meravigliosa di Agnon, che volge in positivo lo stesso sortilegio). Molte pagine di De Angelis sono dedicate naturalmente a Kafka e alla Metamorfosi, dove il protagonista si ritrova mutato in scarafaggio. Come notò Steiner, il vocabolo Ungeziefer (parassita), di cui si serve lo scrittore praghese, è lo stesso impiegato dagli antisemiti del suo tempo e in seguito dai nazisti. Viene in mente, leggendo questo volume, un passo celebre di Croce, che ad un collega tedesco salito a Palazzo Filomarino per esaltare i successi politici di Hitler, disse di non essere interessato a queste forme di zoologia politica: “Se nell’uomo persiste o di nuovo si forma l’animale, l’umanità dovrà lavorare a dissolverlo e risolverlo in sé”.
A suo modo questa monografia è una sintetica storia dell’antisemitismo europeo. Che ci venga restituita attraverso una metafora letteraria poco importa. Storie dell’antisemitismo novecentesco ne disponiamo a decine, non sempre efficaci come questa.

Alberto Cavaglion